Conoscere una o più lingue straniere ha molti benefici sia a livello personale che a livello professionale. Saper parlare più lingue è un vantaggio quando si viaggia e permette di comunicare più facilmente con le persone che si incontrano; dal punto di vista lavorativo invece apre nuove opportunità di collaborazione anche all’estero e in fase di recruiting rende un candidato più qualificato. Apprendere una lingua ha anche degli effetti meno visibili, ma per questo non meno significativi: allena il nostro cervello e lo mantiene giovane. Ma in che modo studiare una lingua influisce sull’attività cerebrale? Quali sono i benefici di imparare una nuova lingua per il nostro cervello?

Potenzia diverse aree del cervello

Produrre e comprendere un discorso è un’operazione complessa che coinvolge molteplici aree del nostro cervello. Le principali aree deputate all’elaborazione linguaggio sono l’Area di Broca, la Corteccia Insulare, la Circonvoluzione Angolare e l’Area di Wernicke. In particolare l’Area di Broca richiama le nozioni di grammatica per articolare frasi di senso compiuto e contemporaneamente ricorda e coordina i movimenti degli organi coinvolti nella produzione del linguaggio; anche la Corteccia Insulare contribuisce a controllare l’articolazione motoria delle parole, mentre la Circonvoluzione Angolare è associata alla capacità di scrittura, lettura e comprensione dei testi; infine, l’Area di Wernicke si attiva per comprendere, pianificare e produrre i discorsi orali, anche a livello semantico.

Imparare una nuova lingua favorisce la creazione di nuove connessioni neuronali, andando a potenziare diverse aree del cervello. Una ricerca condotta dalla Swedish Armed Forces Interpreter Academy conferma che lo studio di una lingua straniera ha degli effetti visibili sul cervello. Le risonanze magnetiche effettuate sui soggetti che stavano studiando una nuova lingua mostrano infatti una crescita dell’ippocampo e di altre tre aree della corteccia cerebrale.

Mantiene il cervello giovane

Come dimostra la ricerca di Suvarna Alladi e Thomas Bak, studiare una lingua straniera mantiene il cervello in salute. Lo studio prende in esame l’insorgere della demenza e dell’Alzheimer tra dei soggetti monolingui e persone che sanno parlare più di una lingua. I dati raccolti dimostrano che i parlanti bilingui manifestano i sintomi di questi disturbi in media 4 anni più tardi rispetto agli individui monolingui. In base a questi risultati, la dottoressa Alladi ritiene che conoscere più lingue sviluppa alcune aree del cervello che aiutano a rallentare l’insorgere della demenza.

Migliora i processi di decision making

Secondo uno studio condotto dall’Università di Chicago le persone affrontano i problemi con un approccio più analitico se vengono posti in una lingua straniera. Il Dottor Keysar, uno degli autori della ricerca, ritiene che gli individui che prendono una decisione in una lingua diversa dalla lingua madre si preoccupano meno dei rischi che potrebbero incontrare e delle limitazioni sociali. Esaminare un problema in una lingua appresa in età adulta si rivela una strategia vantaggiosa perché riduce le inibizioni che potrebbero interferire nel processo decisionale, permettendo alle persone di prendere delle decisioni in modo più utilitaristico.

Apre la mente

Imparare una nuova lingua ci permette di entrare in contatto con una cultura diversa dalla nostra. Il linguaggio infatti si evolve insieme alla società in cui è inserito e spesso le parole si fanno portatrici di significati e connotazioni differenti rispetto al loro corrispettivo nella lingua madre. La ricerca condotta da Paula Rubio-Fernández sulle false credenze dimostra che i parlanti bilingui, già da bambini, sono più attenti al punto di vista dei propri interlocutori, in quanto sono abituati a scegliere il codice da utilizzare in base alla persona che hanno di fronte.

Allena la memoria

Imparare una nuova lingua migliora la memoria, nello specifico i parlanti bilingui risultano più performanti quando svolgono delle attività che implicano la working memory. Si tratta di una facoltà che interviene durante attività cognitive complesse, come appunto la produzione e comprensione del linguaggio, e serve a manipolare gli stimoli esterni alla luce delle informazioni che abbiamo immagazzinato nella memoria a lungo termine. Questa capacità continua ad allenarsi con il tempo, infatti nei parlanti bilingue anziani il naturale declino cognitivo della working memory risulta rallentato.

Migliora l’attenzione

Da tempo il mondo scientifico concorda sul fatto che le persone che conoscono più lingue dimostrano una maggiore capacità di attenzione. In particolare, una ricerca condotta presso l’Università di Birmingham analizza come dei parlanti bilingui e monolingui rispondono a determinati stimoli. A parità di risultati, le persone che parlano due o più lingue hanno dei tempi di risposta più brevi. Secondo i ricercatori l’abitudine prolungata a gestire più lingue potenzia la capacità di rimanere concentrati, migliorando nei parlanti bilingui la velocità di risposta agli stimoli.

Multitasking

Non vi sorprenderà leggere che le persone che conoscono più lingue sono più brave a fare più cose contemporaneamente. Secondo Judith Kroll dell’Università della Pennsylvania i parlanti che padroneggiano più di una lingua sono abituati a gestire la “competizione” continua tra i codici linguistici. Infatti, nella testa di un bilingue, un concetto può essere espresso in entrambe le lingue che conosce e in base al contesto saprà decidere quale delle possibilità a sua disposizione sia la più incisiva. Anche se le lingue sono compresenti nella mente di una persona, il parlante saprà sempre quale codice scegliere durante un discorso con un interlocutore monolingue così da non confonderlo. Questa continua “giocoleria linguistica”, come la definisce la dottoressa Kroll, allena le capacità cognitive del cervello rendendo il parlante più abile a svolgere più attività contemporaneamente.